Mese dopo mese c’è la speranza che arrivi la bella notizia, ma il bambino non arriva. La gravidanza non arriva ancora. Quando un figlio non arriva la coppia è disorientata.
A volte la coppia ha aspettative sbagliate e immagina che un figlio possa arrivare appena si inizia a cercare. E’ bene ricordare, non solo che la fertilità di uomo e donna sono influenzate da vari fattori, tra cui l’età, ma che anche nelle coppie in cui i partner sono giovani, si stima che il tempo medio per concepire un bambino sia di almeno sei mesi. A volte, pertanto, la coppia si è concessa poco tempo per cercare il bambino, in altri casi, invece, il mancato arrivo di un figlio si protrae oltre il tempo fisiologico.
Questa è la domanda che tormenta molte donne, desiderose di diventare madri, quando il bimbo tarda ad arrivare.
Soprattutto vorrebbero sapere quando arriverà il bambino e, in cuor loro, con molta fatica, si domandano SE il figlio arriverà, un giorno.
Rendersi conto che il bambino tanto desiderato non arriva mette sotto pressione la coppia che può iniziare a pensare alla genitorialità in modo ossessivo.
La coppia inoltre rischia di chiudersi sempre più in se stessa e i partner diventano sempre più intolleranti alla presenza di bambini piccoli o di coppie in attesa.
Le donne con diagnosi di infertilità possono pertanto ridurre i contatti sociali e rinchiudersi nella sofferenza per la gravidanza che non arriva.
E’ bene che la coppia si rivolga al ginecologo di fiducia per avere le informazioni corrette circa la propria condizione di fertilità e le possibilità di avere un figlio. Lo specialista potrà valutare la situazione dei due partner e prescrivere eventuali esami di approfondimento utili a capire perché la gravidanza non arriva.
Quando un bambino a lungo cercato non arriva, porta spesso a scoprire che gli aspiranti genitori sono in una condizione di infertilità.
L’infertilità, accertata dagli specialisti, può riguardare la donna, l’uomo o entrambi.
La diagnosi di infertilità di coppia può essere difficile da accettare sul piano psicologico poiché indica che la coppia avrà difficoltà ad avere un figlio per vie naturali e questo spesso si scontra con l’idea che avere un bambino sia un fatto naturale, che dovrebbe avvenire con facilità e spensieratezza.
Soprattutto agli inizi la diagnosi di infertilità può essere difficile da accettare. I partner possono sentirsi inadeguati e, in qualche modo, colpevoli per il mancato arrivo del bambino. Le donne, in particolare, spesso si sentono “difettose” e mancanti e possono arrivare a sentirsi deluse di se stesse.
La diagnosi di infertilità comporta ansia e stress per la coppia perché, tra le altre cose, rafforza il timore di non riuscire a diventare genitori. Tale prospettiva può essere particolarmente dolorosa per una donna che attribuisce una grande importanza all’idea di diventare madre.
L’accertamento dell’infertilità quale ragione per il mancato arrivo di un figlio può costituire un trauma ed essere inizialmente rifiutata dalla coppia, portandola a consultare molti specialisti. La coppia e la donna, in particolare, possono vivere momenti di profonda tristezza che, talvolta, possono essere così intensi da sfiorare la depressione.
La scelta sul da farsi implica dapprima che la coppia accetti la diagnosi di infertilità e poi che valuti, in base alle indicazioni ricevute dallo specialista, se accettare o meno il mancato arrivo dei figli e vivere una vita senza figli. Oppure la coppia può scegliere di avviarsi in altri percorsi di vita che possono comprendere la strada dell’adozione o quella della Procreazione Medicalmente Assistita. In ogni caso il processo decisionale, le implicazioni psicologiche e lo stress cui la coppia è sottoposta, sono intensi e beneficiano di un adeguato tempo di riflessione e di elaborazione e, talvolta, possono giovarsi di un supporto psicologico.
Superata l’iniziale fase di stress, a seconda del caso, lo specialista può proporre alla coppia che cerca un figlio che non arriva di intraprendere un percorso di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). I più comuni sono FIVET, ICSI e inseminazione.
La proposta di sottoporsi alla fecondazione assistita, da una parte permette alla coppia di riaccendere la speranza dell’arrivo di un figlio, d’altra parte può suscitare emozioni contrastanti legate, ad esempio, all’idea che il bambino non arriverà in modo naturale. La prospettiva di avere un figlio grazie alla fecondazione artificiale può creare molto disagio, imbarazzo e stress poiché si scontra con quanto era stato sempre sognato. Talvolta, inoltre, situazioni impreviste possono far rinviare la scelta di intraprendere un percorso di fecondazione assistita avere un figlio. Tra queste, le situazioni lavorative, di salute o fattori estranei alla coppia, possono interferire con il progetto di diventare genitori e ritardare l’avvio della PMA.
Qualunque sia la decisione presa dalla coppia, è bene che i partner si dedichino del tempo, riscoprano il piacere di stare insieme e che entrambi ricordino che, prima ancora di essere potenziali genitori, sono persone, ognuna con i propri desideri, interessi, passioni.
Sebbene in alcuni momenti sia difficile da pensare, è bene che Lei e Lui tengano comunque presente che hanno entrambi diritto e possibilità di essere felici e di sentirsi realizzati, anche se il figlio non arrivasse.
Qualora la coppia scelga di intraprendere un percorso di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA), si troverà ad affrontare un iter che solitamente comporta, tra le altre cose, trattamenti ormonali, visite e controlli frequenti. Tali procedure possono essere vissute con maggiore o minore stress dalla coppia e dalla donna, in particolare, dato che la procedure di PMA riguardano lei in modo preponderante e invasivo.
Le donne spesso provano senso di frustrazione, di essere invase e hanno la sensazione di perdere il controllo del proprio corpo. Possono provare imbarazzo all’idea di rivelare a familiari e amici di fare ricorso alle procedure di PMA e questo può farle sentire ancor più sole e isolate. Possono sentirsi donne difettose e menomate, uniche nel difetto di non riuscire ad avere un figlio. Tuttavia l’infertilità (per fattore femminile, maschile o di entrambi) è piuttosto diffusa, così come il ricorso alla fecondazione assistita. Una stima del Ministero della Salute indica che nel 2017 più di settantamila coppie hanno intrapreso un percorso di PMA .
Lo stress che accompagna l’iter di fecondazione artificiale può inoltre interferire anche con altri ambiti della vita della donna, come l’ambito delle amicizie e quello professionale, che possono risentirne negativamente. Il rischio è che la donna, soprattutto quando è poco sostenuta dal partner, si focalizzi sul mancato arrivo del bimbo e trascuri le altre aree della sua vita, dimenticando che, che il bambino arrivi o no, Lei ha il diritto di volersi bene.
Opportune indicazioni psicologiche possono aiutare l’aspirante mamma a ritrovare leggerezza e amore per sé durante il percorso di PMA.
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